ARCHITETTURA CRISTIANA E URBA-ECCLESIA
di Carlo Sarno
Monastero nell'altopiano dell'Armenia, interazione di luogo e architettura.
Con il termine “santa” si intende una architettura cristiana che introduce e promuove la comunione e relazione con Dio.
Per il cristiano l’architettura “santa” non è separazione ma comunione. La Chiesa in quanto corpo unito a Cristo, per la Sua incarnazione, può intendersi come formata da una comunità di fedeli la cui vocazione alla santità stabilisce una relazione personale con la SS. Trinità e con il prossimo, in uno spazio-tempo esistenziale caratterizzato dalla liturgia della Parola, dell’Eucaristia e della Carità.
A tal riguardo scrive Silvano Maggiani (1):
"Lo spostamento più importante è il passaggio da una rubricistica mirante al sacro e a sacralizzare un luogo, reificandolo sacralmente, al celebrare il Santo, il Dio di Gesù Cristo Signore. Il luogo è indicato quale alto spazio organizzato per favorire la glorificazione di Dio e la santificazione degli uomini. Siamo nella dinamica del Dio personale, del Dio dell’Alleanza nuova ed eterna che si fa prossima e nella prossimità instaura relazioni personali e tale relazioni ormai egli vuole, pur passando attraverso mediazioni e differenze umane. E’ spostata la problematica del sacro, che prima ruotava attorno alla categoria del “luminoso” R. Otto e la categoria della “ierofania” di M. Eliade che categorizzano il mistero come il “tutt’altro”. La generalità del sacro a noi non s’addice. Il sacro, rapporto trascendenza-immanenza, è nel nuovo rito personalizzato, in quanto la nostra alleanza è relazione non tra immanenza e trascendenza non meglio identificate, ma tra se stessi persone e le persone trinitarie che sono il nostro Dio.
In questa ottica noi usiamo sacro a sinonimo di santo, o di liturgia (sacro originario). Santità soggettuale caratteristica della nostra fede. Gesù è l’ecclesia, dimora di Dio in cui abita il suo Spirito. La domus è segno della Chiesa, a Dio dedicate perché la Chiesa si ricordi che l’edificio è costruito a vantaggio della sua santità, riflesso della santità di Dio glorificata e ivi celebrata e richiesta. Trasformazione culturale di grande e complessa portata: nell’immaginario cristiano acquisisce l’originaria immagine del tempio di Ap 21, a cui il nuovo rito aiuterà a comprendere".
E ancora riportiamo la seguente riflessione di Juan Plazaola (2):
"Nel cristianesimo il sacro si riferisce a Cristo e in forma partecipata alla comunità cristiana. L'aggettivo sacro applicato all'arte comporta una grande ambiguità semantica. Nella concezione classica e pre-cristiana del sacro, il sacro è l'inviolabile, ciò che non può essere toccato, sacro come separazione. Sacro si oppone a profano e sono due categorie che si escludono.
Per il cristiano solo Dio è santo, in senso assoluto. Gesù riassume il sacro e il santo. Per il cristiano la vera sacralità non è “separazione”, ma comunione. Per mediazione dello stesso Cristo e solo in forma partecipata, si può parlare della santità o sacralità della comunità cristiana e di quelli che formano la Chiesa.
Il sacro autenticamente religioso e cristiano deve rispettare la consistenza di entrambi i poli del trascendente e del mondano. Il sacro così concepito è il santo, non fonda una realtà separata e codificata, ma una relazione oggettiva, coestensiva a ogni essere e a tutta la realtà. E' questa una visione relazionale del sacro e non più fondata sulla separazione".
Louis Bouyer (3) così scrive sulla necessità di una rinnovata liturgia della carità:
"Nei primi tempi, come descritto negli Atti degli Apostoli, i primi cristiani vivevano in comunione, al servizio gli uni degli altri, nell’ascolto della Parola e nel memoriale eucaristico del sacrificio di Cristo. Con lo sviluppo della gerarchia ecclesiastica e al conseguente clericalismo restano, sebbene anch’esse allontanate dal popolo, la liturgia eucaristica e della parola, mentre la liturgia della carità viene abbandonata quasi totalmente nella celebrazione eucaristica.
La liturgia della carità, servizio della carità, dovrebbe essere inserita e ampliata nel momento dell’offertorio, in cui il popolo ed ognuno offre la propria azione nell’amore del prossimo. Occorre ricercare nuove modalità di celebrare lo Spirito di Carità. Inoltre anche dopo la comunione, nell’andare a testimoniare al mondo la propria fede, occorrerebbe ampliare i riti di carità in una ottica escatologica".
Il rapporto liturgia della carità con la santità si può riassumere nel seguente diagramma:
Liturgia della Carità - - - Amore verso il prossimo
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Missione - - - - - -Compassione
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Pratiche di pietà - - - Opere di Misericordia corporali e spirituali
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Santità
Una architettura “santa” deve comunicare al cuore dell’uomo, deve trasmettere l’Amore di Dio, deve donare un’emozione capace di commuovere, smuovere, risvegliare il bisogno di Dio Amore nelle persone ed il loro desiderio di vivere nella santità in maniera creativa ed originale. Lo spazio cristiano deve aiutare a comprendere l’amore di Dio come anche l’amore del prossimo.
Il Card. Ildefonso SCHUSTER (4) scrive che occorre un: “…Intimo nesso tra il culto liturgico e il sacro deposito della fede. L’adorazione perfetta in Spirito e Verità che la Chiesa per mezzo del suo Pontefice eterno Gesù Cristo rende continuamente al Divin Padre, costituisce per il popolo anche una scuola pratica di catechismo e una specie di iniziazione sicurissima all’ascetica e alla mistica cristiana…. La fedele custodia dei riti e delle cerimonie sacre aumenti in tutti… quel senso di pietà che, mentre santifica il sacro ministero, forma altresì l’edificazione del popolo devoto.”.
Nell’Enciclica “Deus Caritas Est” di Papa Benedetto XVI si evincono i seguenti rapporti liturgici, sintetizzati nel diagramma seguente:
-> Amore verso Dio ----------- Liturgia Parola
AMORE TRINITARIO ----------- Liturgia Eucaristica
-> Amore verso il prossimo ---- Liturgia della Carità (servizio)
Papa Benedetto XVI nell’Omelia per la dedicazione della nuova parrocchia romana di San Corbiniano, focalizza l’attenzione sulla necessità di una liturgia della carità diffusa nel territorio: “La Chiesa vuole essere presente in ogni quartiere dove la gente vive e lavora, con la testimonianza evangelica dei cristiani coerenti e fedeli, ma anche con edifici che permettano di radunarsi per la preghiera e i Sacramenti, per la formazione cristiana e per stabilire rapporti di amicizia e fraternità, facendo crescere i fanciulli, i giovani, le famiglie e gli anziani in quello spirito di comunità che Cristo ci ha insegnato e di cui il mondo ha tanto bisogno”.
Il Card. Agostino Vallini (5) così si sofferma sull’importanza della relazione tra comunità dei fedeli, spazio liturgico e liturgia: “ La chiesa parrocchiale è il luogo dove la fede suscitata dall'annuncio trova il suo sigillo sacramentale, e la comunità una più precisa identità cristiana e una consapevole apertura alla missione. La vera Chiesa rimane sempre quella formata dai credenti, pietre vive, che si stringono intorno alla Pietra angolare, Cristo Signore. Solo gli uomini, infatti, sono in grado di irradiare con la propria vita quel mistero di verità e amore che è la Trinità. Tutto ciò è reso più facile da strutture che, grazie alla loro bellezza e alla facile comprensione del simbolismo degli arredi liturgici, permettono ai fratelli di vivere l'esperienza di un incontro profondo con Dio, capace di rinnovare sempre la vita. Ogni edificio sacro ha come fine ultimo quello di far incontrare l'uomo con il Signore: Il Battistero dove Cristo cambia la nostra vita; L'Altare su cui ricordando il sacrificio di Gesù ci uniamo a Lui; L'Ambone da dove si annuncia tutta la Bibbia; La Cappella dell'Adorazione dove Cristo rimane sempre per voi e dove troverete pace.”.
La santità ed una architettura santa è realizzabile in modo perfetto soltanto in una prospettiva dell’Amore Trinitario, dove la relazione affettiva con Cristo e il prossimo trasfigura e santifica tutta la realtà.
Per realizzare una Architettura Cristiana occorre creare e progettare dei modelli urbani fondati sulla carità cristiana, dove le funzioni e le relazioni sono ottimizzate per il bene materiale e spirituale dell’uomo.
Nel passato, dopo la venuta di Gesù, i cristiani ai templi pagani sostituirono le “domus ecclesiae” diffuse nel territorio, presenza spirituale integrata nella vita del popolo. Purtroppo in seguito al ritorno della monumentalità costantiniana prevalse di nuovo il sacro come separato dalla vita terrena, e il messaggio evangelico subì una grave trasformazione in sistema istituzionale gerarchizzato (6).
Oggi la Chiesa è chiamata a trasfigurare la società creando dei luoghi che creino delle esperienze vissute d’amore come Nuova Gerusalemme, anticipazione del Regno di Dio dove amore e misericordia prevalgono sugli altri sentimenti, dove la liturgia della carità si concretizza in un continuum urbano e sociale.
In questa prospettiva di santificazione risulta necessario e conseguente passare da un’architettura liturgica ad una urbanistica liturgica dove la casa di Dio è tutto il creato, la natura e lo spazio antropizzato, ricondotti a Dio nella carità.
Arcosanti, esperimento in Arizona di urbanistica organica che integra il vivere e l'abitare dell'uomo con la natura ed i principi dell'ecologia, architetto Paolo Soleri.
Papa Francesco nella sua Enciclica sulla casa comune “ Laudato si’ ”(7) così scrive (riportiamo qui tre paragrafi significativi per comprendere una vera e buona conversione ecologica):
147. Per poter parlare di autentico sviluppo, occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità. Ci sforziamo di adattarci all’ambiente, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice.
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220. Tale conversione (ecologica) comporta vari atteggiamenti che si coniugano per attivare una cura generosa e piena di tenerezza. In primo luogo implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi anche se nessuno li vede o li riconosce: «Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra […] e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,3-4). Implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale. Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri. Inoltre, facendo crescere le capacità peculiari che Dio ha dato a ciascun credente, la conversione ecologica lo conduce a sviluppare la sua creatività e il suo entusiasmo, al fine di risolvere i drammi del mondo, offrendosi a Dio «come sacrificio vivente, santo e gradito» (Rm 12,1). Non interpreta la propria superiorità come motivo di gloria personale o di dominio irresponsabile, ma come una diversa capacità che a sua volta gli impone una grave responsabilità che deriva dalla sua fede.
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240. Le Persone divine (Padre, Figlio e Spirito Santo) sono relazioni sussistenti, e il mondo, creato secondo il modello divino, è una trama di relazioni. Le creature tendono verso Dio, e a sua volta è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa, in modo tale che in seno all’universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che si intrecciano segretamente[171]. Questo non solo ci invita ad ammirare i molteplici legami che esistono tra le creature, ma ci porta anche a scoprire una chiave della nostra propria realizzazione. Infatti la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Così assume nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità.
L’urbanistica cristiana e quindi liturgica presuppone una efficace e responsabile liturgia della carità, capace di cristianizzare lo spazio-tempo in cui viviamo in maniera organica e armoniosa, integrata al territorio, dove le particolarità e diversità concorrono per una vera e santa Chiesa Cattolica universale ed una ecologia armoniosamente intesa.
Tale finalità implica un nuovo stile di vita innestato nell'Amore di Cristo, un comportamento della persona morale e responsabile nella prospettiva della carità cristiana, una nuova metodologia progettuale capace di integrare bisogni materiali e spirituali, di coniugare liturgia e vita, di relazionare l’uomo a Dio.
Il gruppo dei fondatori della Ciudad Abierta– tra cui il poeta Godofredo Iommi e l’architetto Alberto Cruz – hanno creato una città sperimentale agli inizi del 1970, che coniuga didattica e vita creativa secondo i principi cristiani. Nella Ciudad Abierta sono utilizzati materiali poveri, con una volontà di costruire ‘senza collocarsi nel possesso’ hanno dato vita a più di 45 strutture – tra laboratori, luoghi di riunione, residenze per famiglie e per gruppi di studenti, opere all’aperto – caratterizzate da un dinamismo vitale e creativo dove leggerezza e transitorietà si coniuga con linguaggi nuovi e non standardizzati.
Lo spirito della Ciudad Abierta si rivela nell’importanza che viene data all’azione corale dove il progettare, costruire e sperimentare nuovi linguaggi architettonici si attua sempre in maniera condivisa e fraterna, armonizzando unità e diversità, poesia e architettura, individuo e collettività.
Troviamo in questo esperimento urbano della Ciudad Abierta un chiaro riferimento al pensiero cristiano, tradotto nel concetto morale dove, come scrive Massimo Alfieri (8): ‘ricchezza e potere contaminano lo sforzo e confondono le intenzioni. Al contrario povertà e risparmio devono essere celebrate e coltivate’. In questo contesto gli "atti poetici" ideati dal poeta Godofredo Iomni diventano eventi collettivi per rapportare realtà e luoghi, simboli e memoria, scoprire relazioni, contrasti, amore e bellezza.
Concludendo, l’ARCHITETTURA CRISTIANA non è architettura sacra separata dal mondo, ma è architettura della vita in Cristo, che riflette l’Amore di Dio e la Sua santità, che si fa servizio compassionevole verso le necessità dei fedeli e stimolo per il bene comune..
Questa missione di integrazione di liturgia e vita nella carità converge in quella che si può definire URBA-ECCLESIA, che significa CHIESA-CITTA’, dove non esistono più separazioni ma comunità di fedeli integrate nello spazio-tempo socio-ambientale, diffuse sul territorio in maniera visibile ed invisibile (pneumosfera, pathosfera, infosfera, ecc.), non più luogo chiuso, "DOMUS ECCLESIAE" isolata, ma struttura integrata organicamente con il tessuto urbano, sociale, ambientale, ecc., dove la parte sta al tutto come il tutto sta alla parte in un continuum dove la relazione fondamentale è l'Amore di Cristo, incarnato dai credenti nel loro spazio di vita personale e sociale.
L’ARCHITETTURA CRISTIANA converge nell’URBA-ECCLESIA ed insieme partecipano organicamente alla santificazione della realtà ad opera dello Spirito Santo, alla trasfigurazione di tutto il creato nella attuazione della Gerusalemme Celeste dove ogni buon cristiano vivrà nella gioia e nell’amore della Santissima Trinità.
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1. In Arte e Teologia, a cura di Natale Benazza, EDB, 2003, pag.357 - SILVANO MAGGIANI “Dal sacro rubricizzato al santo celebrato nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II, in Vivens Homo 2(1997), pag 364-387.
2. IL SACRO E IL CRISTIANO, riflessioni di JUAN PLAZAOLA, dal libro La Chiesa e l'arte, Jaca Book, 1997, pag. 9-12.
3. ARCHITETTURA E LITURGIA, di LOUIS BOUYER, Ed. Qiqajon, 1994.
4. In Arte e Teologia, a cura di Natale Benazza, EDB, 2003, pag 250 – Card. ILDEFONSO SCHUSTER in Domine , dilexi decorem domus tuae, sppendice XVI del XLI sinodo diocesano (1931).
5. CARD. AGOSTINO VALLINI tratto dal libro Chiese della Periferia Romana 2000-2013 pag.7, Lettera del Cardinale A. Vallini.
6. Sul tema un approfondimento in LUOGHI E SPAZI DEL SACRO, di LUIGI BARTOLOMEI, tesi di dottorato, Università di Bologna, 2008, pag. 101-115.
7. LAUDATO SI’, Enciclica sulla cura della casa comune, di PAPA FRANCESCO, Libreria Editrice Vaticana, 2015.
8. LA CIUDAD ABIERTA, di MASSIMO ALFIERI, Roma, Dedalo, 2000, pag. 47.
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